Ok, siamo realistici, prendiamone atto: la costituzione italiana è una bella teoria ormai passata di moda, un po' come il marxismo, il relativismo culturale e la concorrenza perfetta.
E' giunto quindi il momento di riscrivere la costituzione italiana partendo dal paese reale, dall'italiano medio, dalla concreta quotidianità di questa meravigliosa nazione. I voli pindarici lasciamoli all'Alitalia.
Di seguito le mie modeste proposte per alcuni articoli da inserire necessariamente nel nuovo documento costituzionale. Aggiungete pure i vostri, se lo ritenete opportuno.
Articolo 1
Tutti i cittadini italiani hanno il diritto di guardare un sacco di gnocca in TV.
Articolo 2
Tutti i cittadini italiani hanno diritto all'informazione pubblicitaria.
Articolo 3
Tutti i cittadini italiani hanno diritto a sognare di risolvere tutti i loro problemi con un sei al superenalotto.
Articolo 4
Tutti i cittadini italiani hanno diritto allo studio di TV Sorrisi e canzoni.
Articolo 5
Tutti i cittadini italiani hanno diritto a considerare la loro vita un reality show.
Articolo 6
Tutti i cittadini italiani hanno diritto ad emigrare invece di continuare a lamentarsi di questo Paese.
Articolo 7
Tutti i cittadini italiani hanno diritto a considerarsi simpatici, solari, dotati di buon gusto nel vestire, fascino, carisma, sensibilità culinaria e amore per la famiglia.
Articolo 8
Tutti i cittadini italiani hanno diritto a pensare che la percezione è più forte della realtà, che la fantasia è meglio della verità.
mercoledì 3 dicembre 2008
domenica 9 novembre 2008
L'anomalia
Era un inizio di primavera del 1996.
Era una serata diversa dalle altre, avevamo vinto le elezioni, dopo due anni di vergogna e incredulità.
Dalla strada, davanti al bottegone, chiedemmo un solo favore all'uomo con i baffi che si era affacciato al balcone: fotti il nano.
L'uomo con i baffi sorrise sornione, queste cose non si dicono, cattivoni.
Però noi sapevamo che l'avrebbe fatto, che avrebbe eliminato l'anomalia dalla nostra storia, un colpo di ramazza in cambio di quella bella poltrona imbottita, un lavoro facile.
Continuammo a danzare e ridere e correre da una parte all'altra, stando attenti ai sanpietrini, che con l'umido della notte e della gioia diventano scivolosi.
Stavo con la mia ragazza, matta, litigiosa, problematica, ma quella sera no, quella sera era nata perfetta.
Tornando a casa ci fermammo ai mercati generali e comprammo una cassetta di fave fresche. I giorni seguenti ebbi un po' di mal di pancia.
Sei mesi dopo l'uomo con i baffi si metteva d'accordo con il nano per riscrivere insieme la costituzione.
Per fortuna il nano lo prese solo in giro, glielo fece credere, che erano amici e potevano fare le cose insieme, smezzarsi la crema, ma in realtà lo voleva solo fottere, è fatto così lui.
Sono passati 12 anni da quella notte, e il nano è ancora là.
E tutto precipita, si abbassa, scende al suo livello.
Tutto perché l'uomo con i baffi, e i suoi amici, non hanno fatto quel lavoro facile facile.
Perché ha pensato che era più furbo lui, che noi non capivamo niente.
Questo mi sono ricordato, l'altra notte, un'altra notte perfetta, passata però non per strada ma davanti al televisore, a vedere quello che succedeva dall'altra parte dell'oceano, dove c'era gente che festeggiava, loro sì, in piazza.
E io lì sul divano a chiedermi: qual è la differenza?
Era una serata diversa dalle altre, avevamo vinto le elezioni, dopo due anni di vergogna e incredulità.
Dalla strada, davanti al bottegone, chiedemmo un solo favore all'uomo con i baffi che si era affacciato al balcone: fotti il nano.
L'uomo con i baffi sorrise sornione, queste cose non si dicono, cattivoni.
Però noi sapevamo che l'avrebbe fatto, che avrebbe eliminato l'anomalia dalla nostra storia, un colpo di ramazza in cambio di quella bella poltrona imbottita, un lavoro facile.
Continuammo a danzare e ridere e correre da una parte all'altra, stando attenti ai sanpietrini, che con l'umido della notte e della gioia diventano scivolosi.
Stavo con la mia ragazza, matta, litigiosa, problematica, ma quella sera no, quella sera era nata perfetta.
Tornando a casa ci fermammo ai mercati generali e comprammo una cassetta di fave fresche. I giorni seguenti ebbi un po' di mal di pancia.
Sei mesi dopo l'uomo con i baffi si metteva d'accordo con il nano per riscrivere insieme la costituzione.
Per fortuna il nano lo prese solo in giro, glielo fece credere, che erano amici e potevano fare le cose insieme, smezzarsi la crema, ma in realtà lo voleva solo fottere, è fatto così lui.
Sono passati 12 anni da quella notte, e il nano è ancora là.
E tutto precipita, si abbassa, scende al suo livello.
Tutto perché l'uomo con i baffi, e i suoi amici, non hanno fatto quel lavoro facile facile.
Perché ha pensato che era più furbo lui, che noi non capivamo niente.
Questo mi sono ricordato, l'altra notte, un'altra notte perfetta, passata però non per strada ma davanti al televisore, a vedere quello che succedeva dall'altra parte dell'oceano, dove c'era gente che festeggiava, loro sì, in piazza.
E io lì sul divano a chiedermi: qual è la differenza?
giovedì 18 settembre 2008
Nessuna svolta new age
Trattasi in realtà di preemption, ovvero una pubblicazione fatta per mettere le mani avanti, per avanzare una sorta di diritto di prelazione su un'immagine, un concetto, un posizionamento.
In altre parole in quel video c'è una cosa che sta in una cosa, che è contenuta in una cosa che sto finendo di scrivere.
E poi è un gran bel video.
In altre parole in quel video c'è una cosa che sta in una cosa, che è contenuta in una cosa che sto finendo di scrivere.
E poi è un gran bel video.
martedì 16 settembre 2008
domenica 7 settembre 2008
Al gran ballo del lessico rispettabile
Recepisce le raccomandazioni formulate /
Opera con il costante riferimento /
Impegno rafforzato dalla consapevolezza degli importanti effetti che essi hanno sulla prestazione economica aziendale /
Maggiormente qualificanti per la sua identità /
Ricercando anno dopo anno di conseguire i migliori standard /
Attraverso una precisa identificazione di necessità gestionali /
Percorsi formativi di implementazione delle conoscenze e specializzazione operative /
A causa di una netta sperequazione /
Bentornato Mister G. il mondo della comunicazione aziendale
ha tanto sentito la sua mancanza.
E' pronto per riprendere il grande ballo mediocre?
Sicuro sicuro?
Opera con il costante riferimento /
Impegno rafforzato dalla consapevolezza degli importanti effetti che essi hanno sulla prestazione economica aziendale /
Maggiormente qualificanti per la sua identità /
Ricercando anno dopo anno di conseguire i migliori standard /
Attraverso una precisa identificazione di necessità gestionali /
Percorsi formativi di implementazione delle conoscenze e specializzazione operative /
A causa di una netta sperequazione /
Bentornato Mister G. il mondo della comunicazione aziendale
ha tanto sentito la sua mancanza.
E' pronto per riprendere il grande ballo mediocre?
Sicuro sicuro?
martedì 8 luglio 2008
Le giacche del presidente. (2)
Un giorno le giacche sparirono. Rubate, rapite, sequestrate!
Qualcuno o qualcosa le aveva portate via dal loro armadio, con le loro custodie, le spazzole e il rotolo adesivo per togliere i pelucchi.
Fu una giornata funesta quella: il paese si ritrovò di nuovo nella confusione, il presidente spogliato del suo contesto interpretativo, il sarto senza lavoro.
Il giorno dopo arrivò la rivendicazione del gesto ormai chiaramente eversivo: una falange di terroristi semantici, autoidentificatisi col nome di Nebula, dichiararono, attraverso un graffito in zona stazione centrale, le loro richieste per la liberazione delle variopinte vittime tessili.
Il presidente avrebbe dovuto scegliere la sua giacca preferita, Nebula ne avrebbe restituita una sola. Il presidente aveva 24 ore.
Il portavoce del presidente dichiarò alla nazione: non cederemo all'infame ricatto.
Il portavoce del consiglio dei ministri disse: questo gesto di terrorismo non ci troverà disgiunti.
Il portavoce del partito di governo esclamò: il popolo ci ha votato, quelle giacche sono il vessilo del volere popolare, questo è un atto di violenza sovversiva antidemocratica.
Il giorno dopo, tre ore dopo la scadenza dell'ultimatum, Nebula fece ritrovare nella cucina di un fast food la giacca grigia metallizzata, irrimediabilmente macchiata di rosso. La scientifica dichiarò: trattasi di ketchup e vino, sangiovese per la precisione.
Furono convocati i migliori lavatori a secco del regno, ma nessuno riuscì a riportare la giacca alla sua precedente purezza formale.
Il presidente era arrabbbbiatissimo. Furono diramati comunicati stampa di fuoco. Le forze dell'ordine moltiplicarono investigazioni, arresti e rastrellamenti.
Il giorno dopo venne ritrovata la giacca arancione, abbandonata presso un grattacheccaro del lungotevere, imbevuta di urina di felino innamorato.
Maxima offesa insopportabile, tutti i partiti politici si associarono nella denuncia della malvagità dell'infame azione.
Molti movimenti extraparlamentari elegantemente risoluti si dissociarono ufficialmente dal volgare gesto.
Entrarono in campo i servizi segreti. Nessuno sapeva chi fossero questi tizi del Nebula, nessuna azione precedente, nessun documento strategico programmatico ideologico, comparsi dal nulla, fantasmi, demoni.
Alcuni teorici del complotto arrivarono a ipotizzare l'ombra nefasta di potenze straniere nostre feroci concorrenti nel settore della moda e del pallone, nazioni che non si erano mai riprese veramente dalla finale del campionato mondiale.
Nei notiziari della sera andarono in onda le immagini di una maxi retata nei centri sociali più attivi ed eversivi di Roma, Milano, Torino e soprattutto Bologna, città indiziata numero uno a causa del Sangiovese.
Il giorno dopo alle otto di mattina davanti a un liceo di Firenze fu ritrovata la giacca bianca a strisce nere, tutta scritta con pennarello uniposca di colore fuxia fluò.
Discorso a reti unificate del presidente, prima del telegiornale della sera. Ribadendo la linea della fermezza e dell'intransigenza, fondamenta dello stato di diritto e della democrazia, bisognava altresì dimostrare comprensione cristiana verso questi giovani arrabbiati e desiderosi di trovare il loro posto nel mondo.
Proponeva quindi l'apertuta di un tavolo di dialogo con i rappresentanti di Nebula sul tema della vestibilità delle taglie maschili.
Il giorno dopo la giacca verde fu ritrovata indossata da uno spaventapasseri nella campagna lucana. Guano di piccione tempestava spalle e taschini.
Altro discorso alla nazione. Stavolta in piedi, davanti al caminetto di casa, indossando un comodo cardigan. "Ragazzi, io vi ammiro, io vi stimo, però ora basta, su, dai, non fate i ragazzini, parliamone, tra di noi ci capiamo, ci possiamo mettere d'accordo. In fondo un po' mi conoscete, avete cominciato proprio dalle giacche di cui me ne fregava meno, bravi. Ma adesso per favore, parliamone, vi invito a cena, ok? Dai, venite, che ci divertiamo".
Il giorno dopo la giacca grigia a puntini neri fu segnalata da un anonimo al 113 in una discarica di materiale elettronico in provincia di Lucca, corrosa dall'acido delle batterie.
Quella sera il premier aveva gli occhi rossi. "Vi prego ragazzi, non fate così, a quella di oggi ero affezionato davvero. Mi ricordava com'ero agli inizi, mi snelliva, esaltava la mia naturale eleganza. Ragazzi, vi aspetto sempre a cena, o anche per un aperitivo, come volete voi".
La giacca gialla venne ritrovata in un porcile in provincia di Parma.
Ormai gli italiani erano incollati davanti al televisore. Quella sera il presidente parlò da un letto d'ospedale. Si vedevano flebo entrare nelle braccia, un notevole pallore dell'incarnato e una ciocca di capelli scompigliata.
"Ok ok, ho capito, non mi volete bene, capisco, è che ho un brutto carattere, mio fratello me lo diceva sempre, ma mia madre no, diceva che ero perfetto, che non mi mancava niente, che gli altri erano solo invidiosi. Ok, i miei dottori, mi hanno convinto, è ora di dire la verità, che potrebbe essere terapeutico, mi dicono. La mia giacca preferità è quella blu, lo sapete tutti, non è un segreto, ci tengo moltissimo al mio ruolo istituzionale, a fare del bene per i miei concittadini, è la mia missione, aiutare il mio paese a diventare più grande, più bello, più perfetto".
Il giorno dopo la giacca rossa fu trovata appallottolata, infilata, premuta a forza dentro il gabinetto dello spogliatoio di un'associazione calcistica giovanile, in provincia di Cuneo.
Il cuore del presidente si fermò alle ore 18.12.
(Fine)
Qualcuno o qualcosa le aveva portate via dal loro armadio, con le loro custodie, le spazzole e il rotolo adesivo per togliere i pelucchi.
Fu una giornata funesta quella: il paese si ritrovò di nuovo nella confusione, il presidente spogliato del suo contesto interpretativo, il sarto senza lavoro.
Il giorno dopo arrivò la rivendicazione del gesto ormai chiaramente eversivo: una falange di terroristi semantici, autoidentificatisi col nome di Nebula, dichiararono, attraverso un graffito in zona stazione centrale, le loro richieste per la liberazione delle variopinte vittime tessili.
Il presidente avrebbe dovuto scegliere la sua giacca preferita, Nebula ne avrebbe restituita una sola. Il presidente aveva 24 ore.
Il portavoce del presidente dichiarò alla nazione: non cederemo all'infame ricatto.
Il portavoce del consiglio dei ministri disse: questo gesto di terrorismo non ci troverà disgiunti.
Il portavoce del partito di governo esclamò: il popolo ci ha votato, quelle giacche sono il vessilo del volere popolare, questo è un atto di violenza sovversiva antidemocratica.
Il giorno dopo, tre ore dopo la scadenza dell'ultimatum, Nebula fece ritrovare nella cucina di un fast food la giacca grigia metallizzata, irrimediabilmente macchiata di rosso. La scientifica dichiarò: trattasi di ketchup e vino, sangiovese per la precisione.
Furono convocati i migliori lavatori a secco del regno, ma nessuno riuscì a riportare la giacca alla sua precedente purezza formale.
Il presidente era arrabbbbiatissimo. Furono diramati comunicati stampa di fuoco. Le forze dell'ordine moltiplicarono investigazioni, arresti e rastrellamenti.
Il giorno dopo venne ritrovata la giacca arancione, abbandonata presso un grattacheccaro del lungotevere, imbevuta di urina di felino innamorato.
Maxima offesa insopportabile, tutti i partiti politici si associarono nella denuncia della malvagità dell'infame azione.
Molti movimenti extraparlamentari elegantemente risoluti si dissociarono ufficialmente dal volgare gesto.
Entrarono in campo i servizi segreti. Nessuno sapeva chi fossero questi tizi del Nebula, nessuna azione precedente, nessun documento strategico programmatico ideologico, comparsi dal nulla, fantasmi, demoni.
Alcuni teorici del complotto arrivarono a ipotizzare l'ombra nefasta di potenze straniere nostre feroci concorrenti nel settore della moda e del pallone, nazioni che non si erano mai riprese veramente dalla finale del campionato mondiale.
Nei notiziari della sera andarono in onda le immagini di una maxi retata nei centri sociali più attivi ed eversivi di Roma, Milano, Torino e soprattutto Bologna, città indiziata numero uno a causa del Sangiovese.
Il giorno dopo alle otto di mattina davanti a un liceo di Firenze fu ritrovata la giacca bianca a strisce nere, tutta scritta con pennarello uniposca di colore fuxia fluò.
Discorso a reti unificate del presidente, prima del telegiornale della sera. Ribadendo la linea della fermezza e dell'intransigenza, fondamenta dello stato di diritto e della democrazia, bisognava altresì dimostrare comprensione cristiana verso questi giovani arrabbiati e desiderosi di trovare il loro posto nel mondo.
Proponeva quindi l'apertuta di un tavolo di dialogo con i rappresentanti di Nebula sul tema della vestibilità delle taglie maschili.
Il giorno dopo la giacca verde fu ritrovata indossata da uno spaventapasseri nella campagna lucana. Guano di piccione tempestava spalle e taschini.
Altro discorso alla nazione. Stavolta in piedi, davanti al caminetto di casa, indossando un comodo cardigan. "Ragazzi, io vi ammiro, io vi stimo, però ora basta, su, dai, non fate i ragazzini, parliamone, tra di noi ci capiamo, ci possiamo mettere d'accordo. In fondo un po' mi conoscete, avete cominciato proprio dalle giacche di cui me ne fregava meno, bravi. Ma adesso per favore, parliamone, vi invito a cena, ok? Dai, venite, che ci divertiamo".
Il giorno dopo la giacca grigia a puntini neri fu segnalata da un anonimo al 113 in una discarica di materiale elettronico in provincia di Lucca, corrosa dall'acido delle batterie.
Quella sera il premier aveva gli occhi rossi. "Vi prego ragazzi, non fate così, a quella di oggi ero affezionato davvero. Mi ricordava com'ero agli inizi, mi snelliva, esaltava la mia naturale eleganza. Ragazzi, vi aspetto sempre a cena, o anche per un aperitivo, come volete voi".
La giacca gialla venne ritrovata in un porcile in provincia di Parma.
Ormai gli italiani erano incollati davanti al televisore. Quella sera il presidente parlò da un letto d'ospedale. Si vedevano flebo entrare nelle braccia, un notevole pallore dell'incarnato e una ciocca di capelli scompigliata.
"Ok ok, ho capito, non mi volete bene, capisco, è che ho un brutto carattere, mio fratello me lo diceva sempre, ma mia madre no, diceva che ero perfetto, che non mi mancava niente, che gli altri erano solo invidiosi. Ok, i miei dottori, mi hanno convinto, è ora di dire la verità, che potrebbe essere terapeutico, mi dicono. La mia giacca preferità è quella blu, lo sapete tutti, non è un segreto, ci tengo moltissimo al mio ruolo istituzionale, a fare del bene per i miei concittadini, è la mia missione, aiutare il mio paese a diventare più grande, più bello, più perfetto".
Il giorno dopo la giacca rossa fu trovata appallottolata, infilata, premuta a forza dentro il gabinetto dello spogliatoio di un'associazione calcistica giovanile, in provincia di Cuneo.
Il cuore del presidente si fermò alle ore 18.12.
(Fine)
lunedì 9 giugno 2008
Le giacche del presidente.
C'era una volta un paese in cui divenne presidente un uomo speciale.
Era molto ricco, ma non molto alto.
Aveva le orecchie grosse e i capelli fini.
Conosceva un sacco di barzellette ma non stava simpatico a tutti.
C'era però un problema, quest'uomo aveva fatto molte cose nel corso della sua lunga vita ed era presidente di molte aziende e attività, oltre ad essere presidente del paese.
Per cui ogni volta che faceva una dichiarazione non si sapeva bene se la faceva come presidente della squadra di calcio, presidente della società editoriale, presidente diretto e indiretto di tutte le televisioni del paese, presidente della società assicurativa, presidente della società costruttrice, presidente della società cinematografica, o presidente di altro ancora che non stiamo qui ad elencare tutto, se no questo non sarebbe un racconto ma un romanzo.
C'erano quindi molti equivoci, smentite, fraintendimenti, correzioni, distinguo, interpretazioni.
Per mettere fine a tutto ciò, che poteva generare confusione e disordine nel paese, l'uomo speciale pensò a una soluzione semplice ma efficace.
Chiamò il suo sarto di fiducia e si fece fare dieci giacche nuove, tutte doppiopetto, che a lui gli piacevano così.
Avrebbe indossato quella blu quando si esprimeva in qualità di presidente del paese.
Quella rossa quando veniva intervistato in quanto presidente della squadra di calcio.
Quella grigia a puntini neri quando parlava come presidente delle televisioni.
Quella bianca a strisce nere quando era presidente della casa editrice.
Quella grigia metallizzata quando era presidente della raccolta pubblicitaria.
Quella verde quando era presidente paladino del nord operoso.
Quella arancione quando era presidente della società di assicurazioni.
Quella gialla quando era presidente simpatizzante del sud fantasioso.
Quella rosso mattone quando era presidente della società costruttrice di palazzi.
Una giacca era rimasta bianca a disposizione di nuove eventuali presidenze.
Quando invece si esprimeva come privato cittadino si era convenuto che restasse in maniche di camicia, più informale.
Il sistema funzionò abbastanza bene. L'unico fastidio era che doveva andare sempre in giro con questo armadio pieno delle dieci giacche e con il sarto che le curava, le teneva sempre in ordine e lo aiutava ed essere lesto nel cambiarsele. Perché i giornalisti spesso passavano da un argomento all'altro e lui c'aveva pochi secondi per passare da una giacca all'altra.
Con il passare dei mesi l'uomo speciale si affezionò a questo stratagemma, alle sue giacche, ai continui cambiamenti di abiti di scena; in effetti a lui il teatro era sempre piaciuto.
Poi però successe un fatto che sconvolse per primo il sarto, poi il guardaroba, poi il presidente e infine l'intero paese.
(continua)
Era molto ricco, ma non molto alto.
Aveva le orecchie grosse e i capelli fini.
Conosceva un sacco di barzellette ma non stava simpatico a tutti.
C'era però un problema, quest'uomo aveva fatto molte cose nel corso della sua lunga vita ed era presidente di molte aziende e attività, oltre ad essere presidente del paese.
Per cui ogni volta che faceva una dichiarazione non si sapeva bene se la faceva come presidente della squadra di calcio, presidente della società editoriale, presidente diretto e indiretto di tutte le televisioni del paese, presidente della società assicurativa, presidente della società costruttrice, presidente della società cinematografica, o presidente di altro ancora che non stiamo qui ad elencare tutto, se no questo non sarebbe un racconto ma un romanzo.
C'erano quindi molti equivoci, smentite, fraintendimenti, correzioni, distinguo, interpretazioni.
Per mettere fine a tutto ciò, che poteva generare confusione e disordine nel paese, l'uomo speciale pensò a una soluzione semplice ma efficace.
Chiamò il suo sarto di fiducia e si fece fare dieci giacche nuove, tutte doppiopetto, che a lui gli piacevano così.
Avrebbe indossato quella blu quando si esprimeva in qualità di presidente del paese.
Quella rossa quando veniva intervistato in quanto presidente della squadra di calcio.
Quella grigia a puntini neri quando parlava come presidente delle televisioni.
Quella bianca a strisce nere quando era presidente della casa editrice.
Quella grigia metallizzata quando era presidente della raccolta pubblicitaria.
Quella verde quando era presidente paladino del nord operoso.
Quella arancione quando era presidente della società di assicurazioni.
Quella gialla quando era presidente simpatizzante del sud fantasioso.
Quella rosso mattone quando era presidente della società costruttrice di palazzi.
Una giacca era rimasta bianca a disposizione di nuove eventuali presidenze.
Quando invece si esprimeva come privato cittadino si era convenuto che restasse in maniche di camicia, più informale.
Il sistema funzionò abbastanza bene. L'unico fastidio era che doveva andare sempre in giro con questo armadio pieno delle dieci giacche e con il sarto che le curava, le teneva sempre in ordine e lo aiutava ed essere lesto nel cambiarsele. Perché i giornalisti spesso passavano da un argomento all'altro e lui c'aveva pochi secondi per passare da una giacca all'altra.
Con il passare dei mesi l'uomo speciale si affezionò a questo stratagemma, alle sue giacche, ai continui cambiamenti di abiti di scena; in effetti a lui il teatro era sempre piaciuto.
Poi però successe un fatto che sconvolse per primo il sarto, poi il guardaroba, poi il presidente e infine l'intero paese.
(continua)
lunedì 26 maggio 2008
In treno.
Qualcuno parla al cellulare
cerca di convincerti che la sua vita è meglio di un reality
dovrebbe essere famoso
ma non lo è
un incidente del destino sicuramente.
Ma per fortuna adesso può rimediare
avrà un pubblico a sua disposizione
per 4 ore e mezza.
Una signorina dà il benvenuto al microfono.
Pensa di compiere un atto gentile
sebbene istituzionale,
tutto lo spessore bilingue dell'ospitalità aziendale.
Invece ci stordisce con una raffica di raschi in alta frequenza.
Qualcuno dovrebbe spiegargli cos'è l'effetto Doppler,
ma l'ignoranza è una malattia autoimmune.
Coppie di donne chiacchierano senza respiro.
Donne di ogni idioma, di ogni latitudine e longitudine.
Bello notare le costanti del genere umano.
Quelle poche che viaggiano da sole e sono costrette al silenzio
già pregustano il momento in cui torneranno a casa
e bloccheranno qualcuno in un angolo
e gli riverseranno addosso tutto il tonnellaggio sonoro trattenuto.
Mannaggia a me che non riesco a dormire altro che in posizione orizzontale.
Mannaggia a me che non sono capace ad attaccare bottone con gli sconosciuti.
Mannaggia a me che non posso far altro che leggere, scrivere e lamentarmi.
cerca di convincerti che la sua vita è meglio di un reality
dovrebbe essere famoso
ma non lo è
un incidente del destino sicuramente.
Ma per fortuna adesso può rimediare
avrà un pubblico a sua disposizione
per 4 ore e mezza.
Una signorina dà il benvenuto al microfono.
Pensa di compiere un atto gentile
sebbene istituzionale,
tutto lo spessore bilingue dell'ospitalità aziendale.
Invece ci stordisce con una raffica di raschi in alta frequenza.
Qualcuno dovrebbe spiegargli cos'è l'effetto Doppler,
ma l'ignoranza è una malattia autoimmune.
Coppie di donne chiacchierano senza respiro.
Donne di ogni idioma, di ogni latitudine e longitudine.
Bello notare le costanti del genere umano.
Quelle poche che viaggiano da sole e sono costrette al silenzio
già pregustano il momento in cui torneranno a casa
e bloccheranno qualcuno in un angolo
e gli riverseranno addosso tutto il tonnellaggio sonoro trattenuto.
Mannaggia a me che non riesco a dormire altro che in posizione orizzontale.
Mannaggia a me che non sono capace ad attaccare bottone con gli sconosciuti.
Mannaggia a me che non posso far altro che leggere, scrivere e lamentarmi.
sabato 24 maggio 2008
mercoledì 21 maggio 2008
Ma il Capitano Kirk che lavoro fa?
Alla terza ora di baby sitteraggio dei miei due nipotini maschi di 6 e 4 anni ho cercato una pausa di riposo. Ho messo il DVD del film a cartoni animati "Spiderman: scontro finale".
Nel film succede questo: J. Jonah Jameson, direttore del Daily Bugle, ha anche una poltrona nel consiglio d'amministrazione della Oscorp, forse è addirittura azionista.
Dopo un po' di tempo il Daily Bugle esce con uno scoop in prima pagina: la Oscorp produce armi chimiche.
Il giorno dopo in consiglio di amministrazione della Oscorp scoppia il casino, tutti incazzati, se la prendono con JJJ, seduto allo stesso tavolo, il quale reagisce indignato: "Che volete? Prima di tutto sono un giornalista io".
Fico, eh? Il conflitto d'interessi non esiste, se una persona ha una moralità d'acciaio. Fidatevi. I giornalisti sono tutte brave persone integerrime. State tranquilli.
Così mi sono ricordato una cosa: quando ero piccolo guardavo sempre Star Trek, in tutte le sue forme e serie diverse. Lì era spiegato molte volte come l'umanità avesse raggiunto l'armonia, la pace e la prosperità grazie all'unificazione di tutti gli Stati del pianeta, al raggiungimento del governo mondiale.
Era una bella idea, molto rilassante. Neri, gialli, rossi, tutti insieme a remare sulla stessa barca, finalmente fratelli.
Ci ho ripensato ieri, dopo aver visto come JJJ risolveva i suoi problemi, perché è da un po' di tempo, dalla dichiarazione di Tremonti a Porta a porta (il manipolo di illuminati che hanno spinto la globalizzazione negli anni '90), che mi capita di imbattermi in riferimenti al Club Bilderberg, alla Trilateral, al CFR, e al nuovo ordine mondiale.
E mi è venuto un dubbio: non è che tante volte, fin da piccoli, ci hanno addestrato a pensare che fosse una buona cosa, questa faccenda dell'unificazione mondiale?
Perché prima pensavo che l'industria dell'intrattenimento generasse solo tanti profitti. Poi ho cominciato a capire che produceva anche distrazione di massa. Adesso mi viene il dubbio se per caso non produca anche idee, idee che qualcuno desidera, idee che diventano piattaforme di consenso per il lancio di politiche future. Idee che ci inoculano da 50 anni.
E' solo un dubbio, eh.
Ma sapete com'è, avendo ucciso il mio televisore da qualche mese, ho molto tempo da lasciare libero per i dubbi. Sono divertenti, portano in un sacco di posti, fanno un gran casino, ti esasperano e ti fanno scoprire nuove prospettive. Un po' come quei due teppisti di 6 e 4 anni a cui faccio il baby sitter ogni tanto.
Nel film succede questo: J. Jonah Jameson, direttore del Daily Bugle, ha anche una poltrona nel consiglio d'amministrazione della Oscorp, forse è addirittura azionista.
Dopo un po' di tempo il Daily Bugle esce con uno scoop in prima pagina: la Oscorp produce armi chimiche.
Il giorno dopo in consiglio di amministrazione della Oscorp scoppia il casino, tutti incazzati, se la prendono con JJJ, seduto allo stesso tavolo, il quale reagisce indignato: "Che volete? Prima di tutto sono un giornalista io".
Fico, eh? Il conflitto d'interessi non esiste, se una persona ha una moralità d'acciaio. Fidatevi. I giornalisti sono tutte brave persone integerrime. State tranquilli.
Così mi sono ricordato una cosa: quando ero piccolo guardavo sempre Star Trek, in tutte le sue forme e serie diverse. Lì era spiegato molte volte come l'umanità avesse raggiunto l'armonia, la pace e la prosperità grazie all'unificazione di tutti gli Stati del pianeta, al raggiungimento del governo mondiale.
Era una bella idea, molto rilassante. Neri, gialli, rossi, tutti insieme a remare sulla stessa barca, finalmente fratelli.
Ci ho ripensato ieri, dopo aver visto come JJJ risolveva i suoi problemi, perché è da un po' di tempo, dalla dichiarazione di Tremonti a Porta a porta (il manipolo di illuminati che hanno spinto la globalizzazione negli anni '90), che mi capita di imbattermi in riferimenti al Club Bilderberg, alla Trilateral, al CFR, e al nuovo ordine mondiale.
E mi è venuto un dubbio: non è che tante volte, fin da piccoli, ci hanno addestrato a pensare che fosse una buona cosa, questa faccenda dell'unificazione mondiale?
Perché prima pensavo che l'industria dell'intrattenimento generasse solo tanti profitti. Poi ho cominciato a capire che produceva anche distrazione di massa. Adesso mi viene il dubbio se per caso non produca anche idee, idee che qualcuno desidera, idee che diventano piattaforme di consenso per il lancio di politiche future. Idee che ci inoculano da 50 anni.
E' solo un dubbio, eh.
Ma sapete com'è, avendo ucciso il mio televisore da qualche mese, ho molto tempo da lasciare libero per i dubbi. Sono divertenti, portano in un sacco di posti, fanno un gran casino, ti esasperano e ti fanno scoprire nuove prospettive. Un po' come quei due teppisti di 6 e 4 anni a cui faccio il baby sitter ogni tanto.
lunedì 19 maggio 2008
Quando piove.
In Italia quando piove il governo diventa disonesto.
Gli automobilisti dimenticano come si guida.
Il collega in ufficio non ti offre il caffè.
Al bar non si parla di calcio.
I fiumi esondano.
I laghi tracimano.
I finestrini si appannano.
Il direttore chiede a tutti il foglio presenze.
La segretaria ha meno tette.
Le mamme pensano che la casa sia sporca.
I papà pensano che le mamme siano noiose.
I bambini pensano che la scuola sia troppo lunga.
La benzina diventa troppo costosa.
Al cinema non fanno niente.
In Italia bastano due gocce per annacquare tutti i colori.
Gli automobilisti dimenticano come si guida.
Il collega in ufficio non ti offre il caffè.
Al bar non si parla di calcio.
I fiumi esondano.
I laghi tracimano.
I finestrini si appannano.
Il direttore chiede a tutti il foglio presenze.
La segretaria ha meno tette.
Le mamme pensano che la casa sia sporca.
I papà pensano che le mamme siano noiose.
I bambini pensano che la scuola sia troppo lunga.
La benzina diventa troppo costosa.
Al cinema non fanno niente.
In Italia bastano due gocce per annacquare tutti i colori.
sabato 17 maggio 2008
Venerdì, ore 17.05
Il secchiello è saltato.
Il capo ha sbertucciato l'angolo e ha promesso successo ineluttabile.
La pallina del mouse si è lungamente sgommata.
Fuori è un bel po' grigio.
Vivacchiano in molti nell'ultimo cassetto in basso.
Chissà se i fumi di toner sono dopanti? E se sì, costituiscono attenuante?
Comunque non importa, tanto è venerdì.
Avvio procedura di preparazione di programma di rimozione di coscienza feriale.
Oggi la parola di sicurezza che starta la routine è: "doddecaedro".
Così, con due di: la fonetica ha la sua rilevanza nel processo; asino chi non lo sa.
Meno 55 minuti e poi una persona molto più giovane e brillante e libera di me assumerà il controllo.
E lo credo bene, vive solo due settimi, quel paraculo.
Avrei una pelle bellissima al posto suo, e non mi farei neanche le seghe; io.
Il capo ha sbertucciato l'angolo e ha promesso successo ineluttabile.
La pallina del mouse si è lungamente sgommata.
Fuori è un bel po' grigio.
Vivacchiano in molti nell'ultimo cassetto in basso.
Chissà se i fumi di toner sono dopanti? E se sì, costituiscono attenuante?
Comunque non importa, tanto è venerdì.
Avvio procedura di preparazione di programma di rimozione di coscienza feriale.
Oggi la parola di sicurezza che starta la routine è: "doddecaedro".
Così, con due di: la fonetica ha la sua rilevanza nel processo; asino chi non lo sa.
Meno 55 minuti e poi una persona molto più giovane e brillante e libera di me assumerà il controllo.
E lo credo bene, vive solo due settimi, quel paraculo.
Avrei una pelle bellissima al posto suo, e non mi farei neanche le seghe; io.
giovedì 15 maggio 2008
Fiducia.
Il primo ministro si è presentato davanti al parlamento per dire che era pronto a partire, che una grande avventura stava cominciando, che il paese sarebbe stato salvato.
E che c'era una grande novità: era diventato buono, voleva bene a tutti. E sperava che tutti gliene volessero.
Un leader dell'opposizione (grande) ha detto: vabbè, minchia, vediamo.
Un leader dell'opposizione (piccola) ha detto: maddeché? Sei un fregarolo, ti conosciamo bene sa'?
Tutti i presenti hanno fatto buuuuuu!
Il presidente della camera ha detto: Colpa tua che ti fanno buuu, non le dire le cose sgarbate, no? Tipo che il primo ministro c'ha avuto qualche problema con la giustizia.
Un altro leader dell'opposizione ha detto al presidente della camera che non si fa così. Che l'ultima volta che hanno fatto così poi ci sono stati vent'anni di cose poco belle.
Anche se al presidente della camera in realtà quei vent'anni gli erano sembrati niente male.
I giornalisti hanno detto che andava tutto bene. Erano tutti amici, tutti bravi ragazzi, cose che succedono, qualche polemicuccia così, giusto per dare un po' di mordente alla giornata.
Niente di cui preoccuparsi. Tranquilli, va tutto bene, questo è il paese più bello del mondo. Guardate quant'è bello quest'orsacchiotto dello zoo di Amburgo che non riesce a tenere gli occhi aperti. Mamma quant'è dolce.
E che c'era una grande novità: era diventato buono, voleva bene a tutti. E sperava che tutti gliene volessero.
Un leader dell'opposizione (grande) ha detto: vabbè, minchia, vediamo.
Un leader dell'opposizione (piccola) ha detto: maddeché? Sei un fregarolo, ti conosciamo bene sa'?
Tutti i presenti hanno fatto buuuuuu!
Il presidente della camera ha detto: Colpa tua che ti fanno buuu, non le dire le cose sgarbate, no? Tipo che il primo ministro c'ha avuto qualche problema con la giustizia.
Un altro leader dell'opposizione ha detto al presidente della camera che non si fa così. Che l'ultima volta che hanno fatto così poi ci sono stati vent'anni di cose poco belle.
Anche se al presidente della camera in realtà quei vent'anni gli erano sembrati niente male.
I giornalisti hanno detto che andava tutto bene. Erano tutti amici, tutti bravi ragazzi, cose che succedono, qualche polemicuccia così, giusto per dare un po' di mordente alla giornata.
Niente di cui preoccuparsi. Tranquilli, va tutto bene, questo è il paese più bello del mondo. Guardate quant'è bello quest'orsacchiotto dello zoo di Amburgo che non riesce a tenere gli occhi aperti. Mamma quant'è dolce.
mercoledì 20 febbraio 2008
Il compagno Ualter e la sua etica politica
Riprendo dal sito di Beppe Grillo. Lettera scritta dai comitati Meet Up di Roma che riporta fatti che ogni cittadino, romano e non, dovrebbe conoscere per capire meglio le cose che succedono.
Perché a volte oltre a essere limoni ci sentiamo anche un po' ortolani.
(per spiegazioni chiedere ad amici romani)
”L'altro giorno è successa una cosa di una gravità inaudita a Roma, nella sede della massima istituzione democratica locale e cioè il Consiglio Comunale. Si teneva la seduta di discussione ed approvazione da parte del Consiglio del Nuovo Piano "Regalatore" di Roma di Veltroni. Passi (si fa per dire) che si tratta di un piano regolatore voluto fortemente dai costruttori. Passi (si fa sempre per dire) che è un piano dove non sono state accettate le centinaia di osservazioni di comitati e associazioni che chiedevano maggiori tutele e regole per i beni ambientali e culturali.
Un piano che permetterà varianti in tutti i quartieri di Roma senza più passare in consiglio comunale, che non tutela il verde pubblico e gli standard urbanistici dei singoli quartieri e senza una valida "rete ecologica".
Un piano che permetterà di demolire e ricostruire in centro storico senza la garanzia di un piano di recupero, che cancellerà le memorie storiche di Roma permettendo di demolire gli antichi casali e gli edifici di archeologia industriale che erano tutelati dal "piano delle certezze".
Un piano che non risolverà il problema della casa perchè permette di finanziare con risorse pubbliche le ville e gli appartamenti voluti dai costruttori invece di utilizzare i fondi per costruire alloggi di proprietà pubblica.
Quello che però NON DEVE E NON PUO’ PASSARE è che i cittadini romani, A CASA LORO, siano tenuti pretestuosamente fuori dalla Sala del Consiglio mentre è in atto la finta discussione di approvazione! Infatti il piano è stato votato da TUTTA la maggioranza di sinistra in un'aula del consiglio comunale mezza vuota, con la presenza di costruttori e imprenditori edili (sembra espressamente invitati) mentre e' stato impedito l'accesso ai rappresentanti dei comitati ed ai semplici cittadini che hanno chiesto per ore ai consiglieri comunali di destra e di sinistra di potere entrare SENZA RICEVERE ALCUN AIUTO!
Ci vuole la faccia tosta del dimissionario sindaco Veltroni che ha dichiarato: "un piano che e' stato approvato dalla democrazia della città" quando passerà invece alla storia come il sindaco che NON ha voluto la partecipazione della città non rispondendo MAI agli appelli delle associazioni e dei cittadini che gli chiedevano di fare applicare il regolamento della partecipazione pubblica (la cui applicazione è prevista dallo Statuto del Comune).
Il sindaco PR (come quello delle discoteche) ha fatto prima della nostra città quello che voleva e poi della sala del Consiglio Comunale il salotto di casa sua, decidendo pare AD INVITI (proprio come in discoteca!!!) chi far entrare e chi no, in modo che alle televisioni presenti fosse garantito il lungo applauso dei costruttori titolari del nuovo piano "Regalatore".
Quello che è successo è inaudito, inaccettabile ed ANTICOSTITUZIONALE. Se questo è il modello Roma che Veltroni vuole esportare nel resto d'Italia, noi romani diciamo NO, GRAZIE. Abbiamo intanto presentato un esposto alla Questura di Roma raccontando i fatti e ci riserviamo di andare alla Procura della Repubblica di Roma per depositare, con l'ausilio dei nostri avvocati, formale denuncia dell'accaduto.”
MeetUp di Roma.
Perché a volte oltre a essere limoni ci sentiamo anche un po' ortolani.
(per spiegazioni chiedere ad amici romani)
”L'altro giorno è successa una cosa di una gravità inaudita a Roma, nella sede della massima istituzione democratica locale e cioè il Consiglio Comunale. Si teneva la seduta di discussione ed approvazione da parte del Consiglio del Nuovo Piano "Regalatore" di Roma di Veltroni. Passi (si fa per dire) che si tratta di un piano regolatore voluto fortemente dai costruttori. Passi (si fa sempre per dire) che è un piano dove non sono state accettate le centinaia di osservazioni di comitati e associazioni che chiedevano maggiori tutele e regole per i beni ambientali e culturali.
Un piano che permetterà varianti in tutti i quartieri di Roma senza più passare in consiglio comunale, che non tutela il verde pubblico e gli standard urbanistici dei singoli quartieri e senza una valida "rete ecologica".
Un piano che permetterà di demolire e ricostruire in centro storico senza la garanzia di un piano di recupero, che cancellerà le memorie storiche di Roma permettendo di demolire gli antichi casali e gli edifici di archeologia industriale che erano tutelati dal "piano delle certezze".
Un piano che non risolverà il problema della casa perchè permette di finanziare con risorse pubbliche le ville e gli appartamenti voluti dai costruttori invece di utilizzare i fondi per costruire alloggi di proprietà pubblica.
Quello che però NON DEVE E NON PUO’ PASSARE è che i cittadini romani, A CASA LORO, siano tenuti pretestuosamente fuori dalla Sala del Consiglio mentre è in atto la finta discussione di approvazione! Infatti il piano è stato votato da TUTTA la maggioranza di sinistra in un'aula del consiglio comunale mezza vuota, con la presenza di costruttori e imprenditori edili (sembra espressamente invitati) mentre e' stato impedito l'accesso ai rappresentanti dei comitati ed ai semplici cittadini che hanno chiesto per ore ai consiglieri comunali di destra e di sinistra di potere entrare SENZA RICEVERE ALCUN AIUTO!
Ci vuole la faccia tosta del dimissionario sindaco Veltroni che ha dichiarato: "un piano che e' stato approvato dalla democrazia della città" quando passerà invece alla storia come il sindaco che NON ha voluto la partecipazione della città non rispondendo MAI agli appelli delle associazioni e dei cittadini che gli chiedevano di fare applicare il regolamento della partecipazione pubblica (la cui applicazione è prevista dallo Statuto del Comune).
Il sindaco PR (come quello delle discoteche) ha fatto prima della nostra città quello che voleva e poi della sala del Consiglio Comunale il salotto di casa sua, decidendo pare AD INVITI (proprio come in discoteca!!!) chi far entrare e chi no, in modo che alle televisioni presenti fosse garantito il lungo applauso dei costruttori titolari del nuovo piano "Regalatore".
Quello che è successo è inaudito, inaccettabile ed ANTICOSTITUZIONALE. Se questo è il modello Roma che Veltroni vuole esportare nel resto d'Italia, noi romani diciamo NO, GRAZIE. Abbiamo intanto presentato un esposto alla Questura di Roma raccontando i fatti e ci riserviamo di andare alla Procura della Repubblica di Roma per depositare, con l'ausilio dei nostri avvocati, formale denuncia dell'accaduto.”
MeetUp di Roma.
Il segreto di Rutelli.
Ok, ho capito. Confesso che avevo pensato male, invece si tratta solo di un problema di salute.
Cioè, ho capito finalmente che Rutelli Francesco, detto Er Piacione, non è affatto il trasformista, il voltagabbana, il politico di facciata che molti credono, bensì è solo una persona con qualche serio problema nell'organizzazione delle funzioni mnemoniche.
No, perché uno che dichiara di essere emozionato di correre per la poltrona di sindaco di Roma, e che è la prima volta, può solo aver un deficit funzionale nella memoria a lungo termine. E allora si spiega tutto, si spiega.
Cioè, uno che era un radicale molto appassionato, e che poi è diventato un verde molto zelante, e che poi è diventato un ulivista illuminato, e che poi è diventato un filoclericale entusiasta, in realtà non lo faceva apposta, è che si dimenticava.
Ecco spiegato anche il perché di quel modo di argomentare lento, ricco di pause, che un osservatore distratto e superficiale poteva scambiare per un atteggiamento riflessivo, era solo che faceva fatica a ricordarsi i passaggi dei discorsi che gli avevano scritto.
Poveraccio, chissà quanto soffre.
Ma adesso andrà tutto meglio, per qualche anno non dovrà sforzarsi di ricordare a che partito è iscritto, l'ubicazione del suo scranno in parlamento, l'appartenenza al gruppo parlamentare rosso verde bianco nero chissà.
Da futuro sindaco di Roma potrà riposarsi e riprendere a fare quello che ha fatto per ben due mandati in Campidoglio, nei rutilanti anni novanta, cioè assolutamente niente.
A parte le inaugurazioni, le visite di Stato, le interviste, gli ammiccamenti, i ricevimenti pontifici, le dichiarazioni programmatiche, le visite alle scuole, le prime cinematografiche, teatrali, sportive, ecc. ecc.
E' la versione 2.0 del videogioco chiamato Democrazia: sii presente, fatti guardare, sorridi, mostrati sicuro di te, indossa un bell'abito, fai finta di essere intelligente e sensibile.
E se Rutelli non vi convincesse granché, non c'è problema, il gioco ci dà subito l'alternativa: Giuliano Ferrara, nella sua nuova veste di oltranzista cattolico antiabortista.
Tra questi due signori potremo scegliere il nostro futuro sindaco, che per quattro anni governerà Roma e i suoi quattro milioni di abitanti.
Io dal canto mio ho una sola richiesta da fare:
Attila, ti prego, ritorna!
Cioè, ho capito finalmente che Rutelli Francesco, detto Er Piacione, non è affatto il trasformista, il voltagabbana, il politico di facciata che molti credono, bensì è solo una persona con qualche serio problema nell'organizzazione delle funzioni mnemoniche.
No, perché uno che dichiara di essere emozionato di correre per la poltrona di sindaco di Roma, e che è la prima volta, può solo aver un deficit funzionale nella memoria a lungo termine. E allora si spiega tutto, si spiega.
Cioè, uno che era un radicale molto appassionato, e che poi è diventato un verde molto zelante, e che poi è diventato un ulivista illuminato, e che poi è diventato un filoclericale entusiasta, in realtà non lo faceva apposta, è che si dimenticava.
Ecco spiegato anche il perché di quel modo di argomentare lento, ricco di pause, che un osservatore distratto e superficiale poteva scambiare per un atteggiamento riflessivo, era solo che faceva fatica a ricordarsi i passaggi dei discorsi che gli avevano scritto.
Poveraccio, chissà quanto soffre.
Ma adesso andrà tutto meglio, per qualche anno non dovrà sforzarsi di ricordare a che partito è iscritto, l'ubicazione del suo scranno in parlamento, l'appartenenza al gruppo parlamentare rosso verde bianco nero chissà.
Da futuro sindaco di Roma potrà riposarsi e riprendere a fare quello che ha fatto per ben due mandati in Campidoglio, nei rutilanti anni novanta, cioè assolutamente niente.
A parte le inaugurazioni, le visite di Stato, le interviste, gli ammiccamenti, i ricevimenti pontifici, le dichiarazioni programmatiche, le visite alle scuole, le prime cinematografiche, teatrali, sportive, ecc. ecc.
E' la versione 2.0 del videogioco chiamato Democrazia: sii presente, fatti guardare, sorridi, mostrati sicuro di te, indossa un bell'abito, fai finta di essere intelligente e sensibile.
E se Rutelli non vi convincesse granché, non c'è problema, il gioco ci dà subito l'alternativa: Giuliano Ferrara, nella sua nuova veste di oltranzista cattolico antiabortista.
Tra questi due signori potremo scegliere il nostro futuro sindaco, che per quattro anni governerà Roma e i suoi quattro milioni di abitanti.
Io dal canto mio ho una sola richiesta da fare:
Attila, ti prego, ritorna!
martedì 19 febbraio 2008
Magari domani
Grande Di Pietro, mi sa che si becca il mio voto anche solo per aver fatto questa proposta sul sistema televisivo italiano.
E' sempre stato lo scenario migliore da immaginare; secondo me.
Un solo editore per ogni canale. Non più di una frequenza a ogni azienda.
Vuol dire otto dico otto diverse proposte di palinsesti, di idee, di gusti, di personaggi, di cultura. Concorrenza vera sull'intrattenimento televisivo, roba di vent'anni fa.
Vuol dire più lavoro, più società di produzione, più doppiatori, più tecnici, più autori, più attori, più presentatori, più giornalisti. Facce nuove, idee nuove, format nuovi, nuove possibilità.
Certo, qualcuno dovrà lasciare un contratto vitalizio in qualche sottoredazione RAI o Mediaset, e magari avrà i suoi problemi a ricollocarsi perché il suo unico merito professionale era quello di essere il pronipote di terzo grado di assessore regionale campano.
Certo, qualcuno magari dovrà imparare in fretta e furia ad usare almeno la macchina dell'AVID, ma ce la può fare, ne sono sicuro.
E non ci vengano a parlare di ricaduta sull'occupazione, perché una rivoluzione del genere di occupazione ne creerebbe parecchia, e di qualità, fatta di gente che magari qualche ideuccia un po' nuova ce l'avrebbe pure, se gli si desse un'opportunità.
E poi volete mettere? Un solo canale alla TV pubblica, privo di qualsiasi forma di pubblicità e sostenuto dal canone, che a questo punto molti ricomincerebbero a pagare volentieri (io per primo).
Perché ricordiamoci che attualmente noi il canone lo paghiamo per vedere la pubblicità, per sentire le bugie dei politici, per dare lo stipendio ai giornalisti zerbini, per mettere mezzo milione di euro in una scatola di cartone.
Mica per altro.
E' sempre stato lo scenario migliore da immaginare; secondo me.
Un solo editore per ogni canale. Non più di una frequenza a ogni azienda.
Vuol dire otto dico otto diverse proposte di palinsesti, di idee, di gusti, di personaggi, di cultura. Concorrenza vera sull'intrattenimento televisivo, roba di vent'anni fa.
Vuol dire più lavoro, più società di produzione, più doppiatori, più tecnici, più autori, più attori, più presentatori, più giornalisti. Facce nuove, idee nuove, format nuovi, nuove possibilità.
Certo, qualcuno dovrà lasciare un contratto vitalizio in qualche sottoredazione RAI o Mediaset, e magari avrà i suoi problemi a ricollocarsi perché il suo unico merito professionale era quello di essere il pronipote di terzo grado di assessore regionale campano.
Certo, qualcuno magari dovrà imparare in fretta e furia ad usare almeno la macchina dell'AVID, ma ce la può fare, ne sono sicuro.
E non ci vengano a parlare di ricaduta sull'occupazione, perché una rivoluzione del genere di occupazione ne creerebbe parecchia, e di qualità, fatta di gente che magari qualche ideuccia un po' nuova ce l'avrebbe pure, se gli si desse un'opportunità.
E poi volete mettere? Un solo canale alla TV pubblica, privo di qualsiasi forma di pubblicità e sostenuto dal canone, che a questo punto molti ricomincerebbero a pagare volentieri (io per primo).
Perché ricordiamoci che attualmente noi il canone lo paghiamo per vedere la pubblicità, per sentire le bugie dei politici, per dare lo stipendio ai giornalisti zerbini, per mettere mezzo milione di euro in una scatola di cartone.
Mica per altro.
venerdì 8 febbraio 2008
Il discorso di Barak Obama, il video di Will.I.am
It was a creed written into the founding documents that declared the destiny of a nation.
C'era un credo scritto nei documenti dei padri fondatori che dichiarava il destino di una nazione.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
It was whispered by slaves and abolitionists as they blazed a trail toward freedom.
Era sussurrato dagli schiavi e dagli abolizionisti che tracciarono la via verso la libertà.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
It was sung by immigrants as they struck out from distant shores and pioneers who pushed westward against an unforgiving wilderness.
Era cantato dagli immigranti che vennero da coste lontane e da pionieri che si spinsero verso ovest contro una impietosa natura selvaggia.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
It was the call of workers who organized; women who reached for the ballots; a President who chose the moon as our new frontier; and a King who took us to the mountaintop and pointed the way to the Promised Land.
Era la chiamata dei lavoratori che si organizzarono; delle donne che ottennero la scheda elettorale; di un presidente che scelse la luna come nostra nuova frontiera; e di un re (King come Martin Luther King) che ci portò in cima alla montagna e indicò la strada per la terra promessa.
Yes we can to justice and equality.
Sì, noi possiamo avere giustizia ed eguaglianza.
Yes we can to opportunity and prosperity.
Sì, noi possiamo avere opportunità e prosperità.
Yes we can heal this nation.
Sì, noi possiamo guarire questa nazione.
Yes we can repair this world.
Sì, noi possiamo riparare questo mondo.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
We know the battle ahead will be long, but always remember that no matter what obstacles stand in our way, nothing can stand in the way of the power of millions of voices calling for change.
Sappiamo che la battaglia sarà lunga, ma ricordiamoci sempre che non importa quanti ostacoli troveremo sulla via, niente può fermare sulla via del potere milioni di voci che vogliono il cambiamento.
We have been told we cannot do this by a chorus of cynics...they will only grow louder and more dissonant ........... We've been asked to pause for a reality check. We've been warned against offering the people of this nation false hope.
Un coro di cinici ci ha detto che non possiamo fare questo... il rumore che faranno crescerà e diventerà ancora più dissonante... Ci hanno chiesto di fare una pausa per verificare la realtà. Ci hanno messo in guardia dall'offrire al popolo di questa nazione false speranze.
But in the unlikely story that is America, there has never been anything false about hope.
Ma nell'incredibile storia che è l'America, non c'è mai stato niente di falso a proposito della speranza.
Now the hopes of the little girl who goes to a crumbling school in Dillon are the same as the dreams of the boy who learns on the streets of LA; we will remember that there is something happening in America; that we are not as divided as our politics suggests; that we are one people; we are one nation; and together, we will begin the next great chapter in the American story with three words that will ring from coast to coast; from sea to shining sea.
Adesso le speranze di una ragazza che va in una scuola fatiscente a Dillon sono uguali ai sogni di un ragazzo che impara sulle strade di Los Angeles; noi ricorderemo che sta succedendo qualcosa in America; che noi non siamo divisi come i nostri politici suggeriscono; che noi siamo un popolo; che noi siamo una nazione; e che insieme noi cominceremo il prossimo grande capitolo della storia americana, con tre parole che risuoneranno da costa a costa; da mare a mare.
Yes. We. Can.
Sì. Noi. Possiamo.
C'era un credo scritto nei documenti dei padri fondatori che dichiarava il destino di una nazione.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
It was whispered by slaves and abolitionists as they blazed a trail toward freedom.
Era sussurrato dagli schiavi e dagli abolizionisti che tracciarono la via verso la libertà.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
It was sung by immigrants as they struck out from distant shores and pioneers who pushed westward against an unforgiving wilderness.
Era cantato dagli immigranti che vennero da coste lontane e da pionieri che si spinsero verso ovest contro una impietosa natura selvaggia.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
It was the call of workers who organized; women who reached for the ballots; a President who chose the moon as our new frontier; and a King who took us to the mountaintop and pointed the way to the Promised Land.
Era la chiamata dei lavoratori che si organizzarono; delle donne che ottennero la scheda elettorale; di un presidente che scelse la luna come nostra nuova frontiera; e di un re (King come Martin Luther King) che ci portò in cima alla montagna e indicò la strada per la terra promessa.
Yes we can to justice and equality.
Sì, noi possiamo avere giustizia ed eguaglianza.
Yes we can to opportunity and prosperity.
Sì, noi possiamo avere opportunità e prosperità.
Yes we can heal this nation.
Sì, noi possiamo guarire questa nazione.
Yes we can repair this world.
Sì, noi possiamo riparare questo mondo.
Yes we can.
Sì noi possiamo.
We know the battle ahead will be long, but always remember that no matter what obstacles stand in our way, nothing can stand in the way of the power of millions of voices calling for change.
Sappiamo che la battaglia sarà lunga, ma ricordiamoci sempre che non importa quanti ostacoli troveremo sulla via, niente può fermare sulla via del potere milioni di voci che vogliono il cambiamento.
We have been told we cannot do this by a chorus of cynics...they will only grow louder and more dissonant ........... We've been asked to pause for a reality check. We've been warned against offering the people of this nation false hope.
Un coro di cinici ci ha detto che non possiamo fare questo... il rumore che faranno crescerà e diventerà ancora più dissonante... Ci hanno chiesto di fare una pausa per verificare la realtà. Ci hanno messo in guardia dall'offrire al popolo di questa nazione false speranze.
But in the unlikely story that is America, there has never been anything false about hope.
Ma nell'incredibile storia che è l'America, non c'è mai stato niente di falso a proposito della speranza.
Now the hopes of the little girl who goes to a crumbling school in Dillon are the same as the dreams of the boy who learns on the streets of LA; we will remember that there is something happening in America; that we are not as divided as our politics suggests; that we are one people; we are one nation; and together, we will begin the next great chapter in the American story with three words that will ring from coast to coast; from sea to shining sea.
Adesso le speranze di una ragazza che va in una scuola fatiscente a Dillon sono uguali ai sogni di un ragazzo che impara sulle strade di Los Angeles; noi ricorderemo che sta succedendo qualcosa in America; che noi non siamo divisi come i nostri politici suggeriscono; che noi siamo un popolo; che noi siamo una nazione; e che insieme noi cominceremo il prossimo grande capitolo della storia americana, con tre parole che risuoneranno da costa a costa; da mare a mare.
Yes. We. Can.
Sì. Noi. Possiamo.
Contributo estetico
Come un giovane scapolo scapocchione ha bisogno di una fidanzata nella sua vita per scegliere finalmente calzini coordinati e imparare a riporre le posate nei cassetti, così giovani (ehm, ex-giovani) art director di chiara fama intervengono a favore di questo scrivano per imbellettare un po' codesta umile paginetta.
Grazie mille Cyberluke, la nuova testata è invero molto fica, mi sdebiterò offrendoti una birretta cinese e un pasticcio di verdure in agrodolce la prossima volta che ci vedremo a cena.
Grazie mille Cyberluke, la nuova testata è invero molto fica, mi sdebiterò offrendoti una birretta cinese e un pasticcio di verdure in agrodolce la prossima volta che ci vedremo a cena.
giovedì 7 febbraio 2008
Stretta attualità
Riprendo dal sito http://punto-informatico.it
e volentieri estendo a tutti gli interessati.
Canone RAI? Lo riscuotono così
Roma - Molti sono gli utenti che si lamentano di aver ricevuto quella che ritengono una comunicazione indebita, una lettera che ormai da molto tempo viene spedita a tanti italiani in cui si intima loro di pagare il canone radiotelevisivo. Ora ADUC segnala che sono migliaia le segnalazioni di chi descrive "metodi intimidatori e talvolta truffaldini con cui la RAI cerca di costringere i cittadini a pagare il canone/tassa anche quando non si è in possesso di un apparecchio tv".
"Secondo la RAI - insiste l'associazione degli utenti e dei consumatori - non è credibile che vi siano cittadini senza la televisione, ma solo cittadini che evadono le tasse". Per informare sulla questione, ADUC ha predisposto una sorta di vademecum con "i metodi più comuni con cui, talvolta, si è anche costretti a pagare malgrado non si possegga la tv".
Ecco di seguito le fattispecie come descritte da ADUC:
I. Visita a domicilio di un funzionario RAI
Questi chiede di entrare in casa per controllare se esistono apparecchi televisivi. Alla fine della visita consegna un cedolino per il pagamento del canone/tassa e chiede una firma per ricevuta. Ma attenzione: quella firma non è per ricevuta del cedolino, ma una vera e propria dichiarazione in cui si ammette di avere una Tv.
Sulla base di questa firma, la RAI intimerà il pagamento del canone, con minaccia di pignoramenti, fermi amministrativi, ecc.
Come difendersi
1. il funzionario RAI non ha alcun diritto di entrare in casa di un privato cittadino. Lo possono fare solo le forze dell'ordine su mandato dell'autorità giudiziaria. Pertanto, si potrà invitare il funzionario RAI ad andarsene. Se insistesse, chiamare il 113.
2. Non firmare MAI tutto cio' che è offerto da un funzionario RAI. Ritirare eventualmente il cedolino, qualora il funzionario insistesse, e farne l'uso che si crede (segnalibro, carta da riciclare, ecc.).
3. Per i cittadini più indignati. Se possibile, invitare un testimone ad assistere alla conversazione con il funzionario. Quando e se chiederà la firma "per ricevuta" del cedolino (nascondendo il fatto che in realtà vi spinge con l'inganno a firmare un'autodichiarazione di colpevolezza), fare un esposto alla Procura della Repubblica (il testimone potrà corroborare questa versione dei fatti).
II. Invio annuale del cedolino per il pagamento del canone/tassa
Per posta, con tanto di lettera intimidatoria, nonostante si sia già inviata in passato una lettera raccomandata (o una diffida) in cui si è dichiarato di non avere la tv. Se ogni anno non si risponde per raccomandata, cominciano ad arrivare lettere della RAI sempre più intimidatorie, come la minaccia di un fermo amministrativo dell'auto se non si paga il canone entro 20 giorni.
Come difendersi
1. Inviare alla RAI la diffida "Non ho la tv e non vi pago"
2. Ogni successiva missiva della RAI, se consegnata per posta ordinaria, puo' essere ignorata.
3. Se vi fosse recapitata una ulteriore richiesta di pagamento del canone/tassa per raccomandata, rispondere subito con una diffida come sopra. In questa sede, formulare anche una richiesta di risarcimento del danno (costi della raccomandata, perdite di tempo, ecc.).
III. La RAI contrattacca
Dopo aver risposto per lettera raccomandata o con una diffida alle richieste di pagamento del canone/tassa, la RAI contrattacca facendo richiesta di una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà con cui si dovrebbe dichiarare di "non essere in possesso di alcun apparecchio atto od adattabile alla ricezione di programmi televisivi, compresi personal computer, decoder digitali ed altri apparati multimediali".
Come difendersi
1. Prima di tutto, non è necessaria alcuna dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Basta una lettera raccomandata in cui si dichiara di non avere la tv. Quello della RAI è solo un tentativo di sfiancare il cittadino e costringerlo a pagare per stanchezza.
2. Contrariamente a cio' che dice la RAI, il canone/tassa lo si deve pagare solo per il possesso della televisione o di un computer con scheda Tv (ovvero, dove vi sia una scheda che permette l'allaccio diretto dell'antenna tv al computer). Ignorare pertanto la richiesta per il possesso di un computer solo perchè connesso ad internet, di un videofonino, et similia.
3. Se la lettera della RAI è stata recapitata per posta ordinaria, si puo' ignorarla.
4. Se la richiesta dell'atto di notorietà giungesse per raccomandata, rispondere con una diffida.
e volentieri estendo a tutti gli interessati.
Canone RAI? Lo riscuotono così
Roma - Molti sono gli utenti che si lamentano di aver ricevuto quella che ritengono una comunicazione indebita, una lettera che ormai da molto tempo viene spedita a tanti italiani in cui si intima loro di pagare il canone radiotelevisivo. Ora ADUC segnala che sono migliaia le segnalazioni di chi descrive "metodi intimidatori e talvolta truffaldini con cui la RAI cerca di costringere i cittadini a pagare il canone/tassa anche quando non si è in possesso di un apparecchio tv".
"Secondo la RAI - insiste l'associazione degli utenti e dei consumatori - non è credibile che vi siano cittadini senza la televisione, ma solo cittadini che evadono le tasse". Per informare sulla questione, ADUC ha predisposto una sorta di vademecum con "i metodi più comuni con cui, talvolta, si è anche costretti a pagare malgrado non si possegga la tv".
Ecco di seguito le fattispecie come descritte da ADUC:
I. Visita a domicilio di un funzionario RAI
Questi chiede di entrare in casa per controllare se esistono apparecchi televisivi. Alla fine della visita consegna un cedolino per il pagamento del canone/tassa e chiede una firma per ricevuta. Ma attenzione: quella firma non è per ricevuta del cedolino, ma una vera e propria dichiarazione in cui si ammette di avere una Tv.
Sulla base di questa firma, la RAI intimerà il pagamento del canone, con minaccia di pignoramenti, fermi amministrativi, ecc.
Come difendersi
1. il funzionario RAI non ha alcun diritto di entrare in casa di un privato cittadino. Lo possono fare solo le forze dell'ordine su mandato dell'autorità giudiziaria. Pertanto, si potrà invitare il funzionario RAI ad andarsene. Se insistesse, chiamare il 113.
2. Non firmare MAI tutto cio' che è offerto da un funzionario RAI. Ritirare eventualmente il cedolino, qualora il funzionario insistesse, e farne l'uso che si crede (segnalibro, carta da riciclare, ecc.).
3. Per i cittadini più indignati. Se possibile, invitare un testimone ad assistere alla conversazione con il funzionario. Quando e se chiederà la firma "per ricevuta" del cedolino (nascondendo il fatto che in realtà vi spinge con l'inganno a firmare un'autodichiarazione di colpevolezza), fare un esposto alla Procura della Repubblica (il testimone potrà corroborare questa versione dei fatti).
II. Invio annuale del cedolino per il pagamento del canone/tassa
Per posta, con tanto di lettera intimidatoria, nonostante si sia già inviata in passato una lettera raccomandata (o una diffida) in cui si è dichiarato di non avere la tv. Se ogni anno non si risponde per raccomandata, cominciano ad arrivare lettere della RAI sempre più intimidatorie, come la minaccia di un fermo amministrativo dell'auto se non si paga il canone entro 20 giorni.
Come difendersi
1. Inviare alla RAI la diffida "Non ho la tv e non vi pago"
2. Ogni successiva missiva della RAI, se consegnata per posta ordinaria, puo' essere ignorata.
3. Se vi fosse recapitata una ulteriore richiesta di pagamento del canone/tassa per raccomandata, rispondere subito con una diffida come sopra. In questa sede, formulare anche una richiesta di risarcimento del danno (costi della raccomandata, perdite di tempo, ecc.).
III. La RAI contrattacca
Dopo aver risposto per lettera raccomandata o con una diffida alle richieste di pagamento del canone/tassa, la RAI contrattacca facendo richiesta di una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà con cui si dovrebbe dichiarare di "non essere in possesso di alcun apparecchio atto od adattabile alla ricezione di programmi televisivi, compresi personal computer, decoder digitali ed altri apparati multimediali".
Come difendersi
1. Prima di tutto, non è necessaria alcuna dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Basta una lettera raccomandata in cui si dichiara di non avere la tv. Quello della RAI è solo un tentativo di sfiancare il cittadino e costringerlo a pagare per stanchezza.
2. Contrariamente a cio' che dice la RAI, il canone/tassa lo si deve pagare solo per il possesso della televisione o di un computer con scheda Tv (ovvero, dove vi sia una scheda che permette l'allaccio diretto dell'antenna tv al computer). Ignorare pertanto la richiesta per il possesso di un computer solo perchè connesso ad internet, di un videofonino, et similia.
3. Se la lettera della RAI è stata recapitata per posta ordinaria, si puo' ignorarla.
4. Se la richiesta dell'atto di notorietà giungesse per raccomandata, rispondere con una diffida.
Magheggio possibile
SantePata mi scrive:
mi sono trovato nella tua stessa situazione, ho sempr eguidato la macchina di mio padre e dopo quella aziendale, quando sono andato a farmi l'assicurazione mi volevano spellare vivo.
la soluzione che ho trovato è stata questa, lascia perdere le assicurazioni via internet, applicano solo dei modelli non personalizzano e gli operatori dei call center non sanno un tubo.
torna alla vecchia agenzia dfi quartiere, meglio se è la stessa dove si assicurava tuo padre, tuo zio, tuo nonno ecc ecc.
a me mi hanno fatto una polizza antiinfortuni, così risultavo già loro cliente e poi mi hanno tolto un paio di classi di merito interne, così sono sceso dai 1400 euro all'anno di directline a 950 euro.
sempre un botto, ma almeno ho risparmiato quasi mezza capoccia.
li mortacci loro comunque.
mi sono trovato nella tua stessa situazione, ho sempr eguidato la macchina di mio padre e dopo quella aziendale, quando sono andato a farmi l'assicurazione mi volevano spellare vivo.
la soluzione che ho trovato è stata questa, lascia perdere le assicurazioni via internet, applicano solo dei modelli non personalizzano e gli operatori dei call center non sanno un tubo.
torna alla vecchia agenzia dfi quartiere, meglio se è la stessa dove si assicurava tuo padre, tuo zio, tuo nonno ecc ecc.
a me mi hanno fatto una polizza antiinfortuni, così risultavo già loro cliente e poi mi hanno tolto un paio di classi di merito interne, così sono sceso dai 1400 euro all'anno di directline a 950 euro.
sempre un botto, ma almeno ho risparmiato quasi mezza capoccia.
li mortacci loro comunque.
Vedi Napoli e poi muori...
Riprendo un commento a un post, scritto da Leda:
Vedi Napoli e poi muori...
Un'emergenza costata fino ad oggi oltre 2.000.000 euro. Grazie politici!
Grazie al senatore rifondarolo Tommaso Sodano, presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama deciso sostenitore dello smaltimento del pattume in Romania.
Grazie a Bassolino e Iervolino che hanno voluto l'assunzione di 2.316 precari inquadrati con contratto definitivo a 2 mila euro al mese per 14 mensilità senza che due terzi, secondo lo stesso commissario all'emergenza, avessero mai «assegnata una mansione».
Grazie per i commissari che hanno fatto diventare "ordinaria amministrazione" l'emergenza, primi fra tutti i governatori nazional-alleato Antonio Rastrelli e il diessino Antonio Bassolino, decisi a non sfidare apertamente le piazze ribelli (sono voti, voti, voti) pur di non prendere una decisione.
Grazie al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che in Campania ha il bacino elettorale (chiedere al fratello Marco per informazioni), per la sua abilità nello scansare ogni scelta impopolare e non lasciarsi scavalcare a sinistra da Rifondazione.
E ancora grazie alla posizione della destra, che scarica tutte le responsabilità sulla sinistra da anni al governo della Campania e di Napoli dimenticando di avere avuto fino a poco tempo fa, quando già l'emergenza era «tragica», la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Ambiente. E grazie ad entrambi, infine, per la scelta degli uni e degli altri di non lavorare insieme, di non collaborare su nulla, di scaricare tutto sulla protezione civile in attesa che passi 'a nuttata.
Puzza di monnezza? No. Puzza di politica.
Vedi Napoli e poi muori...
Un'emergenza costata fino ad oggi oltre 2.000.000 euro. Grazie politici!
Grazie al senatore rifondarolo Tommaso Sodano, presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama deciso sostenitore dello smaltimento del pattume in Romania.
Grazie a Bassolino e Iervolino che hanno voluto l'assunzione di 2.316 precari inquadrati con contratto definitivo a 2 mila euro al mese per 14 mensilità senza che due terzi, secondo lo stesso commissario all'emergenza, avessero mai «assegnata una mansione».
Grazie per i commissari che hanno fatto diventare "ordinaria amministrazione" l'emergenza, primi fra tutti i governatori nazional-alleato Antonio Rastrelli e il diessino Antonio Bassolino, decisi a non sfidare apertamente le piazze ribelli (sono voti, voti, voti) pur di non prendere una decisione.
Grazie al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che in Campania ha il bacino elettorale (chiedere al fratello Marco per informazioni), per la sua abilità nello scansare ogni scelta impopolare e non lasciarsi scavalcare a sinistra da Rifondazione.
E ancora grazie alla posizione della destra, che scarica tutte le responsabilità sulla sinistra da anni al governo della Campania e di Napoli dimenticando di avere avuto fino a poco tempo fa, quando già l'emergenza era «tragica», la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Ambiente. E grazie ad entrambi, infine, per la scelta degli uni e degli altri di non lavorare insieme, di non collaborare su nulla, di scaricare tutto sulla protezione civile in attesa che passi 'a nuttata.
Puzza di monnezza? No. Puzza di politica.
mercoledì 6 febbraio 2008
Scusate, sono nuovo di questo quartiere
Okay, ho smanettato un po' nelle impostazioni e adesso dovrebbe funzionare meglio.
Ora chiunque può lasciare un commento a un post, non solo chi ha una casella Gmail.
Per mettere un vostro post, scrivere una vostra lamentela, lanciare un argomento,
basta che scriviate un'e-mail a me, all'indirizzo mauriziogua@gmail.com, e io ve la pubblicherò.
E speriamo che funzioni tutto.
Ora chiunque può lasciare un commento a un post, non solo chi ha una casella Gmail.
Per mettere un vostro post, scrivere una vostra lamentela, lanciare un argomento,
basta che scriviate un'e-mail a me, all'indirizzo mauriziogua@gmail.com, e io ve la pubblicherò.
E speriamo che funzioni tutto.
martedì 5 febbraio 2008
Pendolino Roma-Milano
Okay, non è obbligatorio che un treno ci debba mettere per forza 4 ore e mezza tra Roma e Milano, se non ce la fa, non ce la fa, poverino. Non è nelle sue corde, è un tipo tranquillo, ha bisogno della sua pausa caffè. Anzi, del suo quarto d'ora accademico.
Se ci mette sempre 4 ore e 45 minuti (minimo) un motivo ce l'avrà, poverino, no?
E' che secondo me si tratta della schiavitù della cifra tonda, della pressione della modernità, della passione che il progresso ha per le cifre nette, tagliate a metà con l'accetta.
Suvvia, signori di Trenitalia, o delle Ferrovie dello Stato, o di come cavolo vi chiamate (chissà perché il sito ogni tanto cambia nome, bah!), lasciate perdere quel povero trenino, non gli date più noia, cambiate l'orario e facciamola finita. Roma-Milano (e viceversa): 4.45 h.
Anche noialtri ci sentiremmo meno presi per i fondelli, in codesta maniera.
Se ci mette sempre 4 ore e 45 minuti (minimo) un motivo ce l'avrà, poverino, no?
E' che secondo me si tratta della schiavitù della cifra tonda, della pressione della modernità, della passione che il progresso ha per le cifre nette, tagliate a metà con l'accetta.
Suvvia, signori di Trenitalia, o delle Ferrovie dello Stato, o di come cavolo vi chiamate (chissà perché il sito ogni tanto cambia nome, bah!), lasciate perdere quel povero trenino, non gli date più noia, cambiate l'orario e facciamola finita. Roma-Milano (e viceversa): 4.45 h.
Anche noialtri ci sentiremmo meno presi per i fondelli, in codesta maniera.
Genertel prende in giro
Fai 3 preventivi on-line, mettendo come intestatario della polizza uno e come proprietario dell'auto un'altro, in modo da godere dei benefici della classe di merito del primo.
Te li mandano sulla casella e-mail, con tanto di lettera "Benvenuto nella nostra grande famiglia". Tutto a posto, servono solo tre documenti che ci può inviare comodamente per fax.
Poi, dopo che hai tirato fuori la carta di credito, fatto le fotocopie dei documenti, cercato un posto dotato di fax, e telefonato due volte, esce fuori, con comodo - perché intanto la scadenza della polizza precedente si avvicina - che ci sono dei problemi nei documenti inviati.
Manca una pagina del fax, anzi no, la classe di merito segnalata non è quella "universale", ma quella "soggettiva" della compagnia, poi chiedono la classe di merito dell'auto, poi il passaggio di proprietà non è ultimato, e poi e poi e poi, si capisce infine che quella polizza con quell'intestatario e quel proprietario/pilota non si può proprio fare, mannaggia a li pescetti.
Meno male che una ragazza del call center di Zuritel mi aveva già avvertito che facevano quei giochetti, se no avrei pensato che ero io un povero idiota visionario.
Te li mandano sulla casella e-mail, con tanto di lettera "Benvenuto nella nostra grande famiglia". Tutto a posto, servono solo tre documenti che ci può inviare comodamente per fax.
Poi, dopo che hai tirato fuori la carta di credito, fatto le fotocopie dei documenti, cercato un posto dotato di fax, e telefonato due volte, esce fuori, con comodo - perché intanto la scadenza della polizza precedente si avvicina - che ci sono dei problemi nei documenti inviati.
Manca una pagina del fax, anzi no, la classe di merito segnalata non è quella "universale", ma quella "soggettiva" della compagnia, poi chiedono la classe di merito dell'auto, poi il passaggio di proprietà non è ultimato, e poi e poi e poi, si capisce infine che quella polizza con quell'intestatario e quel proprietario/pilota non si può proprio fare, mannaggia a li pescetti.
Meno male che una ragazza del call center di Zuritel mi aveva già avvertito che facevano quei giochetti, se no avrei pensato che ero io un povero idiota visionario.
Stufi di essere spremuti da chiunque.
Stufi di essere sempre la parte più debole, di non contare niente, di non essere difesi da nessuno.
Stufi dei cartelli, della concorrenza solo in apparenza, dei furbetti di tutti i quartierini, del liberismo all'amatriciana, dei servizi che fanno sempre più schifo.
Eppure paghiamo (salato) e pazientiamo, e crediamo alle loro bugie ben propagandate, e siamo educati, rispettosi, timorosi.
Ma perché?
Questo blog serve per avere almeno la possibilità di sfogarsi, per non sentirsi soli, per cercare insieme qualche modo per fargli sapere che siamo rugosi, gialli, acidi e incazzati!
Stufi di essere sempre la parte più debole, di non contare niente, di non essere difesi da nessuno.
Stufi dei cartelli, della concorrenza solo in apparenza, dei furbetti di tutti i quartierini, del liberismo all'amatriciana, dei servizi che fanno sempre più schifo.
Eppure paghiamo (salato) e pazientiamo, e crediamo alle loro bugie ben propagandate, e siamo educati, rispettosi, timorosi.
Ma perché?
Questo blog serve per avere almeno la possibilità di sfogarsi, per non sentirsi soli, per cercare insieme qualche modo per fargli sapere che siamo rugosi, gialli, acidi e incazzati!
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