lunedì 26 maggio 2008

In treno.

Qualcuno parla al cellulare
cerca di convincerti che la sua vita è meglio di un reality
dovrebbe essere famoso
ma non lo è
un incidente del destino sicuramente.
Ma per fortuna adesso può rimediare
avrà un pubblico a sua disposizione
per 4 ore e mezza.

Una signorina dà il benvenuto al microfono.
Pensa di compiere un atto gentile
sebbene istituzionale,
tutto lo spessore bilingue dell'ospitalità aziendale.
Invece ci stordisce con una raffica di raschi in alta frequenza.
Qualcuno dovrebbe spiegargli cos'è l'effetto Doppler,
ma l'ignoranza è una malattia autoimmune.

Coppie di donne chiacchierano senza respiro.
Donne di ogni idioma, di ogni latitudine e longitudine.
Bello notare le costanti del genere umano.
Quelle poche che viaggiano da sole e sono costrette al silenzio
già pregustano il momento in cui torneranno a casa
e bloccheranno qualcuno in un angolo
e gli riverseranno addosso tutto il tonnellaggio sonoro trattenuto.

Mannaggia a me che non riesco a dormire altro che in posizione orizzontale.

Mannaggia a me che non sono capace ad attaccare bottone con gli sconosciuti.

Mannaggia a me che non posso far altro che leggere, scrivere e lamentarmi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Lo so, viaggiare in santa pace dovrebbe essere un diritto inalienabile sancito dalla Costituzione e fatto rispettare da chi di dovere, ma non è così. L'inciviltà, essendo universalmente accettata, dilaga anche nel microcosmo viaggiante dell'eurostar.
Unica difesa: armarsi di cuffie, portatile, iPod o qualsiasi altra apparecchiatura atta a produrre suoni che coprono l'inutile cacofonia umana e spingere "play". Ulteriori protezioni possibili: il libro che sono settimane che si impolvera sul comodino e che implora di essere finito. Quindi, fulminare con lo sguardo qualsiasi essere umano che apra bocca senza dire qualcosa di più impellente di "aiuto, sto morendo".